Cos’è il cannabidiolo o CBD
Già negli anni 40 del Novecento si cominciava a studiare e ad estrarre i principi attivi della Cannabis sativa, che conta oltre 144 cannabinoidi, tra cui i più famosi sono il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD), il primo noto soprattutto per i suoi effetti tossici a differenza del secondo che sembrerebbe avere invece numerosi benefici(1).
Il CBD quindi è un metabolita presente nella Cannabis sativa, una pianta facente parte delle Cannabaceae.
Atleti e CBD
Negli ultimi due anni sempre più atleti hanno cominciato a promuovere l’utilizzo del CBD in varie forme, e questo non solo perché la WADA (World Anti-Doping Agency) ha tolto nel 2018 la Cannabis, dopo oltre una decade, dalla lista delle sostanze non consentite, ma anche perché da parte dei medici c’è stato un netto aumento di prescrizioni per alleviare molti sintomi depressivi e disturbi algici in numerose malattie neurodegenerative e psichiche(2).
Dove e come agisce il CBD?
A differenza del THC, che tramite l’attivazione (azione agonista) di recettori in numerosi organi target come il sistema nervoso centrale e periferico, l’apparato gastrointestinale, i muscoli e l’apparato scheletrico, fegato e apparato riproduttivo permette che alcune molecole già presenti nel nostro organismo esplichino i loro effetti in maniera più marcata, il CBD invece è un modulatore blando, che permette quindi effetti di gran lunga meno evidenti (modulatore allosterico negativo e parziale agonista)(3).
Venduto per lo più in forma orale, come in olii da ingerire o vaporizzare, in capsule gel o in tinture, il CBD a dosi piccole di 100-300 mg fino a 1500-6000 mg, esplica i suoi effetti già dopo i primi 30 minuti e raggiunge il suo picco nel sangue in 4-5 ore(4).
Effetti sulla percezione del dolore e sul recupero muscolare
Se alcuni studi su animali avevano dato qualche risultato interessante, successivamente altri condotti su soggetti atletici e non, hanno dimostrato che una dose di CBD minore e uguale a 1 mg per kg di peso corporeo risultata completamente inefficace nel ridurre la percezione di dolori osteo-muscolari, mentre una media o alta dose solo effetti poco rilevanti(5,6). Stesso risultato anche su marker infiammatori e sulla riduzione di composti ossidanti come i ROS, tant’è che in una revisione di luglio 2020 gli autori dichiarano apertamente che “tutti gli studi su CBD e infiammazione su soggetti umani sono limitati e inconcludenti”(5). Tuttavia, in un recentissimo studio emerge che, con solamente 60 mg di CBD assunti con acqua post esercizio, su di un campione di soggetti mediamente allenati, vi è stata una lievissima diminuzione dopo 72 ore dei livelli di creatina chinasi e mioglobina, parametri usati per rilevare un danno sia muscolare che sulla percezione di recupero rispetto al gruppo placebo(7).
Effetti del CBD durante il COVID-19
In un altro studio epidemiologico effettuato durante il COVID-19 su 500 giocatori di rugby professionisti di diverse squadre inglesi, è emerso che il 26% circa degli atleti ha fatto, o continua a fare uso di CBD, a dosi tra 400-3000 mg per assunzione, e il 40% di questi ha dichiarato di ricevere ancora benefici sul recupero e sul riposo, senza alcun effetto avverso(8). Alcuni autori ipotizzano comunque un reale beneficio antinfiammatorio nel recupero post allenamento a dosi veramente molto alte di CBD, sostenendo che il CBD esplichi effetti positivi simili a quelli dati da antinfiammatori non steroidei come l’ibuprofene, ma senza intaccare il processo infiammatorio indotto dal danno muscolare che precede l’adattamento funzionale, volutamente ricercato quando vogliamo migliorare fisicamente(5).
Effetti sulla sintesi proteica muscolare e mitocondriale
In questo ambito la letteratura è talmente esigua che ci permette di fare giusto qualche piccola ipotesi speculativa. Al momento su modelli animali rileviamo che, una singola dose di 100 mg di CBD a seguito di una sessione di esercizio fisico non ha avuto nessun impatto sui segnali di sintesi proteica muscolare (mTORC1), nonostante ci sia stata una diminuzione di marker infiammatori(9).
Molto interessante è invece l’effetto rilevato, sempre su animali, del CBD in acuto ed in cronico (14 giorni) sulla biogenesi mitocondriale a livello cerebrale e nel miocardio, e ciò comporterebbe un aumento dell’utilizzo di substrati energetici(5). In relazione a questo, un altro studio ha rilevato in vitro, cioè utilizzando cellule umane di soggetti obesi e con diabete di tipo 2, ed in vivo su topi a cui è stato indotto uno stato di obesità tramite cibo, che una particolare forma di cannabinoidi (non CBD) esplicherebbe un aumento di segnali nella biogenesi mitocondriale, nel maggior utilizzo di acidi grassi a scopo energetico e nella sintesi di glicogeno a livello muscolare(10).
Conclusioni
Se dovessi affidarmi alla letteratura attualmente presente, l’unica affermazione che potrei fare sarebbe: “sono necessari ulteriori studi a riguardo”. Ma non voglio cavarmela così agilmente e quindi provo a sbilanciarmi.
La posizione della WADA (World Anti-Doping Agency)
La WADA ha sdoganato il CBD dichiarandolo “safe and well-tolerated in humans”, di fatto la reale motivazione è che sostanzialmente non apporterebbe nessun beneficio a livello di performance atletiche, tantomeno cognitive.
Il CBD ha effetti di gran lunga minori rispetto al THC, che si porta invece dietro numerosi effetti collaterali a breve e a lungo termine. Gli studi che hanno rilevato qualche effetto benefico sui marker infiammatori sono per adesso solo su animali, mentre sull’uomo non ci sono stati risultati clinicamente significativi.
Cosa ci dicono gli studi
Abbiamo solo uno studio che riguarda la sintesi proteica muscolare (MPS), che non sembrerebbe essere intaccata con una singola dose se pur molto abbondante, ma è pur sempre un trial su animali, ed è pur sempre un solo studio che esamina una sola ed unica dose. Interessante, forse, è la questione che riguarda la biogenesi mitocondriale, ma mi ricorda un po’ la storia delle “sirtuine e del resveratrolo nel vino” e tutta la meravigliosa ricerca del sacro Graal, della giovinezza eterna e via discorrendo, per cui ne risulterebbe un’ingente spesa economica per un effetto che l’esercizio fisico stesso fa già egregiamente in chi lo pratica profittevolmente.
Sul fronte delle evidenze empiriche invece, come scritto dagli autori dello studio osservazionale sui rugbisti professionisti, se gli utilizzatori non sono poi così tanti è ipotizzabile che: per la maggior parte degli utilizzatori sia solo un effetto placebo quello che ricevono dall’assunzione di CBD; molti hanno provato e non hanno ricevuto benefici per cui hanno interrotto l’utilizzo; molti hanno evitato l’utilizzo perché altri non hanno ricevuto benefici.
La mia opinione
Dato che la letteratura per adesso smentisce e non conferma i reali benefici in termini di recupero, qualità del sonno e diminuzione dolori indotti dall’allenamento, la promozione di varie forme di CBD al momento è esclusivamente mossa da due categorie di popolazione: chi empiricamente ritiene di riceverne benefici e chi lo vende.